Settembre 2021
I dati Istat dicono che quasi l’80% degli italiani è proprietario di un immobile, e che il 18% ha acquistato anche una seconda casa: ecco perché la riforma del catasto è un argomento che ci riguarda tutti o quasi.
In questi giorni la notizia è sulle prime pagine dei principali giornali in quanto, insieme alla riforma fiscale, il governo Draghi potrebbe varare anche una riorganizzazione del catasto, ormai annunciata da tempo e sempre disattesa.
Del resto sono anni che Bruxelles e l’Ocse chiedono all’Italia di adeguare il valore dichiarato degli immobili a quello di mercato.
La riforma prevede una vera e propria rivoluzione sul sistema di calcolo, passando dagli attuali "vani" ai metri "quadri".
Sarebbe inoltre previsto un nuovo censimento per far emergere i cosiddetti "immobili fantasma" che sfuggono oggi ad ogni valutazione.
Infine, un altro nodo importante da sciogliere riguarda il paradosso per il quale abitazioni in centro e zone di pregio, ma costruite molti anni fa, molto spesso hanno un valore catastale inferiore a immobili costruiti nelle periferie, che sono più recenti e il cui valore si approssima maggiormente ai valori di mercato.
Il sistema attuale fa sì che, abitazioni d’epoca ma di pregio, e in posizione centrale, abbiano talora valori fiscali minori di quelli di case della stessa superficie, in periferia, ma nuove.
Per quale motivo si parla tanto di riforma del catasto?
Cosa potrebbe cambiare? E come, le eventuali novità, potrebbero modificare il sistema di tassazione del mattone?
Il sistema tributario italiano prevede varie imposte e tasse sugli immobili
Alcune di queste legate al reddito (ad esempio l’IRPEF sulle case in affitto) altre legate a servizi (es. TASI), altre ancora legate ai trasferimenti (compravendita, successioni, donazioni), altre semplicemente patrimoniali (come l’IMU).
Grafico sulla suddivisione dell’imposizione fiscale degli immobili nel 2018
Sapete su cosa vengono calcolate tutte queste tasse? Tutte queste tasse hanno come base imponibile il valore dell’immobile o il valore catastale.
Ed è proprio questo il punto critico della questione: secondo i calcoli delle associazioni di categoria, mediamente i valori catastali attuali sono meno della metà di quelli reali!
Se quindi, a seguito della riforma, il valore catastale venisse adeguato al valore reale di mercato, inevitabilmente aumenterebbero in maniera proporzionale anche le imposte e le tasse sugli immobili, calcolate sul valore catastale.
Inoltre, le nuove regole di calcolo comporterebbero un effetto a catena, andando ad incidere anche sul calcolo e la determinazione del valore ISEE.
Cosa fare allora:
La riforma è ancora agli inizi e probabilmente occorreranno ancora mesi prime che le varie forze politiche concordino una linea comune per la sua attuazione.
Nel frattempo, prima che la riforma vada a regime, sarebbe certamente utile eseguire oggi una attenta analisi del patrimonio immobiliare complessivo del nucleo familiare.
Questo permetterebbe di muoversi in anticipo, individuando strategie di pianificazione successoria che permetterebbero di sfruttare gli attuali valori catastali, con importanti vantaggi fiscali e non solo.
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Silvia Morelli
Consulente Patrimoniale
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