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EuroBond e CoronaBond: cosa sono e perché se ne parla

Aprile 2020

La pandemia del Covid-19 non è soltanto un’emergenza sanitaria ed economica, ma anche uno stress test per l’Unione europea, che rischia di morire se non trova risposte adeguate per sostenere le famiglie e le imprese, soprattutto nei Paesi più colpiti dalla crisi.

Quanto costerà la crisi e chi ne pagherà il conto?


Attualmente ogni Paese si finanzia sul mercato emettendo titoli di Stato con varie scadenze:


  • Ogni Paese paga un tasso di interesse agli investitori che sottoscrivono i suoi titoli pubblici in base alla sua affidabilità ovvero alla sua capacità di rimborsare a scadenza le obbligazioni emesse.

  • Le difficoltà nascono dal fatto che se un Paese è più indebitato, e quindi ritenuto meno affidabile, è costretto a pagare un tasso di interesse più alto, per convincere gli investitori ad assumersi il rischio di sottoscrivere i suoi titoli pubblici.

  • ·Cosi Paesi già in difficoltà economica e con una maggiore diffusione del Virus (vedi Italia e Spagna), si trovano a pagare un costo superiore per reperire le risorse finanziarie necessarie per far fronte all’attuale situazione di emergenza, aggravando ulteriormente i loro già ‘fragili’ conti pubblici.

La proposta degli EuroBond:


Un gruppo di 9 Paesi Ue (Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Francia, Irlanda, Belgio, Lussemburgo e Slovenia) ha chiesto all’Unione di fare un salto culturale con la condivisione del debito e quindi dei rischi, attraverso il lancio di titoli obbligazionari europei, i cosiddetti Eurobond o Coronabond, per permettere di finanziare misure straordinarie per il sostegno di imprese e famiglie davanti a una crisi senza precedenti.


Gli Eurobond — mai usati finora — sono obbligazioni del debito pubblico dei Paesi facenti parte dell' Eurozona, ovvero titoli comunitari, emessi da un’entità europea come la Banca Europea degli Investimenti, la cui solvibilità viene garantita congiuntamente da tutti i Paesi dell' Eurozona.



Alla partita che si gioca in Europa è intervenuto anche Mario Draghi, con un articolo pubblicato sul Financial Times dichiarando quanto segue:




  • davanti a circostanze imprevedibili, per affrontare questa crisi occorre un cambio di mentalità, come accade in tempo di guerra;

  • il costo dell’esitazione potrebbe essere fatale;

  • c’è bisogno dell’intervento del governo, dalla mobilitazione delle banche e, in quanto europei, dal sostegno reciproco per quella che è innegabilmente una causa comune.

Alcuni Paesi si sono opposti agli EuroBond:

per quale motivo?


Tutto ha a che vedere con l’Unione fiscale, un progetto mai realizzato, che ha trovato l’opposizione dei Paesi più floridi a livello di finanze pubbliche e con debito più contenuto.


La possibilità di ricorrere a Eurobond, ovvero a bond “comuni”, implicherebbe una coesione delle politiche fiscali che non è mai stata raggiunta, una sorta di Federalismo Fiscale che non è possibile realizzare nel breve termine e in situazione di emergenza.

Germania, Olanda, Finlandia e Austria si sono così opposti agli EuroBond; non vogliono rischiare una mutualizzazione del debito dei Paesi UE e temono di doversi accollare il debito dei Paesi meno virtuosi. Per questo motivo hanno proposto in alternativa il ricorso al MES (Meccanismo Europeo di Stabilità) o Fondo Salva Stati.



Il MES può essere un'alternativa agli EuroBond?


La funzione del MES è quella di mantenere la stabilità finanziaria della zona euro attraverso l’emissione di prestiti agli Stati in difficoltà finanziaria che ne facciano richiesta.


I prestiti vengono concessi a condizioni piuttosto rigide, sottoponendo lo stato richiedente ad una serie di restrizioni e obbligandolo a politiche fiscali e finanziare rigorose che permettano una stabilizzazione del bilancio e una riduzione del debito.


Vi ricordate quello che è accaduto alla Grecia nel 2012 in cambio del salvataggio del MES?


Ma quella che stiamo vivendo è una situazione eccezionale, non dovuta alla negligenza nella gestione delle finanze di un singolo Paese ma è piuttosto paragonabile ad uno ‘stato di guerra’, che coinvolge tutti i paesi e per il quale occorrono misure straordinarie e specifiche.


Qualche spiraglio


Proprio oggi dall’ Europa sembrano arrivare posizioni favorevoli per un accesso alla liquidità del MES senza legarlo a manovre di austerità, purché i soldi ricevuti dagli Stati vengano spesi esclusivamente per contrastare gli effetti del Covid-19 (sanità, imprese e ammortizzatori sociali).


Intanto la Francia porta avanti la proposta di un Fondo speciale finanziato dai governi, che permetta l’emissione di Coronabond destinati a tirar fuori il continente dalla recessione, con una durata limitata di 5 o 10 anni; non una condivisione dei debiti ma un meccanismo comune una tantum.



Cosa sta già facendo l'Europa per noi?


Non dobbiamo dimenticarci che le Istituzioni Europee, tramite la BCE, ci stanno già dando un grosso aiuto, impegnandosi ad acquistare circa 220 miliardi di Titoli di Stato italiani, una cifra enorme, corrispondente al 12% del PIL.

Soldi che l’Italia può utilizzare per finanziare direttamente il proprio deficit.


Questo ha permesso di contenere lo spread e ha calmierato i tassi di interesse che lo Stato Italiano paga per finanziarsi.


Cosa sarebbe accaduto senza l’aiuto dell’Europa? Chi avrebbe acquistato i nostri Titoli di Stato? E soprattutto a quale prezzo?
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